Unlikely To Pay / Crediti Deteriorati (NPL): cosa sono e che rischi comportano

Unlikely to Pay

Unlikely To Pay e Non Performing Loans sono termini usati per identificare rispettivamente i debitori che “difficilmente pagheranno” e i crediti deteriorati. Come influenzano il rapporto  tra Banche e Imprese secondo le ultime direttive EBA (European Banking Authority)?

Il Mondo del Credito sta cambiando

Il mondo del credito è stato scosso da una serie di decisi mutamenti, per non dire piccoli tsunami, non ultimo quello che ha coinvolto tutte le banche italiane ed europee controllate dalla BCE, che hanno ricevuto a dicembre scorso una lettera con l’invito a smaltire al più presto i cosiddetti crediti deteriorati, meglio conosciuti come non-performing loans. Che cosa significa?

Ogni banca ha imposto una propria dead-line temporale, fissata in base allo stato di salute e al “peso” degli NPL nel proprio portafoglio.

Ma per tutti gli istituti italiani (ed europei) l’aspettativa della BCE è univoca: gli istituti sono stati chiamati ad aumentare le coperture sulle sofferenze, fino a svalutare integralmente i volumi anche per i crediti “di difficile rimborsabilità” – i cosiddetti “UTP” – in un arco pluriennale predefinito, e comunque entro il 2026.

In realtà, questa manovra si pone già in un contesto di forte riduzione dei non-performing loans negli ambienti sotto la sorveglianza della BCE.

La riduzione dei crediti deteriorati ha avuto una forte accelerazione nel corso degli ultimi due anni e i progressi sono stati sottolineati anche dall’Abi (Associazione Bancaria Italiana) nell’ultimo bollettino mensile pubblicato nel mese di marzo: a gennaio 2019 i crediti deteriorati in seno alle banche italiane si attestavano intorno ai 33,4 miliardi di euro, registrando un calo del 43,7% rispetto a gennaio dello scorso anno (59,4 miliardi).

Stiamo assistendo, dunque, ad un aumento nella vendita dei non-performing loans da parte delle banche allo scopo di evitare la loro completa svalutazione.

Ipotizzando che tale vendita venga fatta al 25% del valore nominale e quella degli UTP (inadempienze probabili) e dei past due (esposizione scadute) al 35%, il sistema dovrebbe fare i conti con 15 miliardi di euro di accantonamenti addizionali.

Unlikely to Pay e NPL: l’indice di affidabilità

È opportuno sottolineare che la questione dei crediti deteriorati del sistema bancario è strettamente correlata al concetto di crisi d’impresa,  ma per poter affrontare la gestione di questo tipo di sofferenza va ricordato il trattamento tra crediti UTP (Unlikely to pay) e crediti NPL concessi alle imprese con basso rating – ovvero l’indice di affidabilità, un “punteggio” stilato in base alla propria capacità di solvibilità, cioè in che modi e in che tempi sei in grado di restituire la cifra ricevuta dalla banca.

Per quanto riguarda gli NPL, gli istituti ridurranno le proprie esposizioni chiedendo alle imprese affidate di rientrare con la creazione di piani specifici, diminuendo al minimo le azioni legali e proponendo saldi e stralci non elevati.

Per gli UTPle banche attueranno la stessa procedura oppure dovranno aumentare il loro livello di patrimonializzazione (operazione più complessa, ma già chiesta dalla BCE) anche se non è detto che un credito UTP si trasformi necessariamente in una sofferenza o insolvenza.

La nuova stretta sul credito influenzerà quindi tutte le imprese valutate con bassi rating (di fatto la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano) che quindi dovranno fronteggiare ulteriori problemi di continuità operativa per poter andare avanti.

Come cambia il rapporto tra imprese, clienti e fornitori

Conseguenze di questi cambiamenti, peraltro, non devono essere visti solo per le imprese direttamente coinvolte ma anche (e in alcuni casi, soprattutto) nei rapporti tra clienti (la gestione dei crediti verso imprese già potenzialmente in difficoltà potrebbe portare a problemi di gestione dei crediti e riduzione di fatturati futuri) e con i fornitori (difficoltà di imprese fornitrici certamente ha proprie conseguenze sulla gestione dell’intera supply chain).

In questo senso, OTA aiuta le imprese non solo a rilevare possibili criticità e ad avviare percorsi proattivi nei confronti del sistema creditizio (esposizioni bancarie, canali di credito alternativi), ma ad assisterle nell’analizzare concretamente i rischi di controparte (rischi di budget/raggiungimento obiettivi di risultato, credit mangement, rischi di fornitura/supply chain, revisione/ottimizzazione dei controlli interni sia amministrativi che di governance).

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