Risk Management: una pratica utile per L’impresa

La gestione del rischio, le sue implicazioni e gli strumenti utili per svilupparla in modo efficace.

L’attività d’impresa è sempre contraddistinta dalla presenza di un margine di rischio, associato alla incertezza di raggiungere gli obiettivi gestionali e strategici definiti.

Se questo è il focus delle norme sui sistemi di gestione con il nuovo approccio basato sul “Risk Based Thinking”, altre fonti ne danno definizioni differenti.

Così, in una visione più “classica” il Risk Management è definito come un processo che ha “il compito di identificare, valutare, gestire e sottoporre a controllo economico i rischi puri dell’azienda, cioè gli eventi che possono rappresentare una minaccia per il patrimonio fisico ed umano dell’azienda stessa e/o per le sue capacità di reddito”.

Nessuno dei due approcci può dirsi tecnicamente non corretto, tuttavia il secondo viene oggi ricompreso come “sottoinsieme” del primo: un conto è la gestione dell’incertezza legata alle scelte strategiche della Direzione (“rischio strategico”), altro è la gestione del rischio legato agli asset aziendali.

Questa seconda tipologia di rischi (chiamati anche “rischi puri”) evidenzia come la sostenibilità anche ai fini della continuità aziendale passa attraverso coperture assicurative che, unitamente alle indispensabili misure di prevenzione, devono essere mantenute adeguate al un contesto di rischi che si modificano nel tempo per effetto di cambiamenti “sistemici”.

Mantenere l’adeguatezza dell’impianto assicurativo nel suo complesso contribuisce a delimitare con ragionevole certezza la tipologia e l’entità del rischio che rimane a carico delle imprese.

Le 6 fasi principali del Risk Management

A prescindere da quale sia l’approccio seguito (più “strategico” o più “operativo”) il Risk Management si caratterizza per la presenza di sei fasi principali ben identificabili:

    1. individuazione degli obiettivi (strategici o specifici) dell’impresa in modo da definire il contesto all’interno del quale si muove l’azienda;
    2. valutazione dei rischi ai quali l’impresa è esposta nonché stima degli stessi con evidenziazione delle eventuali perdite che possono generarsi (passività occulte, fondi di bilancio);
    3. definizione dei livelli accettabili rischio effettivo a cui è esposta l’impresa e del rischio target a cui si tende per evitare di minacciare la continuità aziendale;
    4. individuazione e descrizione del modo in cui verrà trattato ogni rischio al quale l’impresa è esposta mediante gli opportuni strumenti di prevenzione, ritenzione e di gestione;
    5. definizione del reporting e del sistema di comunicazione relativo alla gestione dei rischi che deve rivolgersi all’esterno dell’impresa, ma anche all’interno in modo da coinvolgere tutti gli operatori del “sistema”;
    6. continuo monitoraggio e verifica dell’esposizione al rischio a cui è esposta l’impresa e dell’efficacia e dell’efficienza con cui si svolge il processo di gestione dei rischi aziendali.

Nel corso degli ultimi anni si è evidenziato un cambiamento di “atteggiamento” nella gestione dei rischi, da una visione del rischio quale pericolo (insurance management) a una visione del rischio quale risorsa da gestire: accettando il rischio di una scelta decisionale sarà possibile ottenere un vantaggio competitivo (da qui: opportunity management).

L’evoluzione del concetto di rischio e una visione d’impresa più orientata al medio-lungo termine hanno fatto evolvere le tecniche tradizionali verso un approccio più innovativo e trasversale, intercettato e “applicato” da OTA, che tende a valutare ogni singolo evento che può potenzialmente interessare la dinamica aziendale, consentendo quindi di riconoscere non solo i rischi potenziali ai quali può essere esposta l’attività aziendale, ma anche di cogliere le opportunità che si presentano.

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